Concordantia et indices 
Missalis Romani

 

    Introduzione

     

     

    La storia recente del Missale Romanum è stata caratterizzata oltre che da una serie impressionante di studi sui suoi vari aspetti e contenuti, anche dalla elaborazione di uno strumento indispensabile per la sua conoscenza più approfondita: la Concordantia.

    Nel 1962 viene pubblicata l’ultima editio typica del Missale Romanum scaturito dalla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Tridentino;[1] l’anno successivo appare un prezioso strumento per la sua conoscenza, costituito dalla Concordantia curata dal Pflieger.[2] Nel 1975 viene pubblicata la editio typica altera (secunda) del Missale Romanum – apparso come editio princeps nel 1970 – scaturito dalla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II.[3] È a partire da questo testo che viene elaborata una Concordantia a cura di Schnitker e Slaby, e che apparirà nel 1983.[4]

    Questi due “strumenti di lavoro” sono risultati quanto mai preziosi per facilitare la conoscenza dei valori racchiusi nel Missale; e rimangono ancora come punti imprescindibili per chiunque voglia accostarsi a quelle edizioni. D’altra parte, permettono pure di verificare la evoluzione che caratterizza la storia del libro princeps della liturgia di rito romano, il Missale appunto.

    La pubblicazione dell’editio typica tertia del Missale Romanum[5] comporta necessariamente l’urgenza di uno strumento che dia la possibilità di conoscere quanto ivi racchiuso allo scopo di una sua valorizzazione nei più diversi ambiti. Ma tale editio comporta pure un lavoro enorme che si protrarrà negli anni e che consiste nella “traduzione” dei contenuti nelle lingue nazionali.[6] È particolarmente in vista di questo impegno che si è provveduto ad elaborare subito una Concordantia, in modo da venire incontro sia alle urgenze immediate, sia a quella giusta curiositas che accompagna ogni nuova edizione del libro liturgico.

    In un volume a sé è racchiusa invece la Concordantia della Institutio Generalis Missalis Romani (Editio typica tertia): si tratta di un’opera che raccoglie Textus et Concordantia (oltre ad altri elementi utili), in modo da avere una panoramica completa dei contenuti racchiusi nella parte introduttiva del Missale.[7]

    La mole della presente opera è tale che non permette un’ampia pagina introduttiva, come del resto meriterebbe. Ci limitiamo pertanto a segnalare quanto può essere utile per la comprensione delle scelte operate, e per la valorizzazione immediata di questo strumento di lavoro e di ricerca.

     

     

    1. Uno strumento finalizzato alla consultazione

     

    L’impostazione dell’opera dà subito ragione dell’intento di rendere “agile” – per quanto possibile! – e soprattutto fruttuoso il lavoro di consultazione.

     

     

    1.1. I testi del Missale Romanum

     

    Nella prima parte sono raccolti tutti i testi presenti nel Missale Romanum, disposti secondo la loro originaria successione. La numerazione delle formule ha comportato la identificazione delle singole sezioni del Missale con sigle il più possibile pertinenti.[8] Ne è scaturito il seguente quadro:

     

                   = Tempus Adventus                            

                   = Tempus Nativitatis                            

                   = Tempus Quadragesimae                   

                   = Sacrum Triduum Paschale               

                   = Tempus Paschale                              

                   = Tempus «per annum»                

                   = Ordo Missae                                 

                   = Proprium de Sanctis                 

                   = Communia                                           

                   = Missae Rituales                

                   = Missae et orationes pro variis necessitatibus vel ad diversa   

                   = Missae Votivae                                                

                   = Missae Defunctorum                                      

                   =Appendices                                                         

     

    Dal momento che si trattava di prendere in considerazione non solo i testi strettamente eucologici, ma anche tutti gli altri presenti nel Missale, costituiti da antifone, preghiere di benedizione, inni, invocazioni, litanie, monizioni, responsori e perfino da preghiere di devozione per prima e dopo la celebrazione della messa, si è dovuto ricorrere ad alcune abbreviazioni essenziali e, per quanto possibile, semplici.[9] Ecco il quadro che ne è emerso:

     

    ai               = Antiphona ad introitum

    am             = Antiphona ad communionem

    an             = Antiphona[10]

    bn             = Oratio benedictionis

    bs              = Benedictiones sollemnes

    co             = Collecta

    fr              = Formula[11]

    hy             = Hymnus[12]

    iv             = Invocatio

    ls              = Litaniae Sanctorum

    mn             = Monitio – Admonitio

    od             = Oratio devotionis[13]

    or              = Oratio[14]

    pc              = Post communionem

    pe              = Prex eucharistica

    pm             = Promissiones[15]

    pr              = Praeconium paschale[16]

    rp             = Responsorium

    so             = Super oblata

    sp             = Oratio super populum

    vd             = Praefatio

     

    Dall’insieme scaturisce una sigla alfanumerica semplice da leggere e da interpretare; ad esempio: P649co = collecta del Tempo di Pasqua; il numero progressivo permette di contestualizzare subito tale formula e di constatare che il testo appartiene alla Missa in die del giorno di Pasqua. Il metodo è stato usato per tutto il contenuto del Missale, di cui sono stati catalogati ben 3346 “pezzi”.

    Per questa prima parte vanno comunque tenute presenti queste informazioni:

     

    – In generale, i testi sono stati assunti così come si trovano nel Missale, talvolta anche con i loro errori![17] L’appartenenza al rispettivo formulario è segnalata con il minimo essenziale di indicazioni, senza specificare, ad esempio, se si tratta di una Missa in vigilia o in die, di sollemnitas, festum, memoria, in quanto ciò appare dal contesto con un semplice sguardo in modo immediato. Non sono presi in considerazione, ovviamente, i testi con notazione musicale in quanto questi sono sempre un duplicato. È fondamentale, comunque, avere sempre davanti il testo del Missale.

     

    – In particolare, seguendo la successione delle “sezioni”:

     

    ·        Sezione Q (= Tempus Quadragesimae). Non sono riportati i testi dei Vangeli per la Commemoratio ingressus Domini in Ierusalem,[18] in quanto già presenti nel Lezionario; lo stesso si dica per il Psalmus 23 e 46 che segue immediatamente.[19]

    ·        Sezione T (= Sacrum Triduum Paschale). La preghiera eucaristica riportata nel formulario del Giovedì santo è considerata con una sola sigla, come un unicum, mentre nella sezione M risulta suddivisa in più parti. La dossologia conclusiva è riportata solo qui, e non al termine delle altre Preghiere eucaristiche. La stessa cosa si dica per l’acclamazione Mysterium fidei e i relativi tre testi che seguono.

    ·        Sezione P (= Tempus Paschale). Per il Praeconium paschale è stata recensita solo la forma longior.

    ·        Sezione O (= Tempus «per annum»). Quasi al termine di questa sezione sono riportati i testi delle solennità della Ss.ma Trinità, del “Corpus et Sanguis Christi” e del Ss.mo Cuore di Gesù.

    ·        Sezione M (= Ordo Missae). Si tenga presente che: a) il testo completo del Sanctus appare una sola volta, mentre alla fine dei singoli prefazi è registrato solo il termine iniziale; b) testi ripetuti più volte vengono considerati una sola volta, in genere; c) la dossologia conclusiva della Preghiera eucaristica è riportata una sola volta, nel giovedì santo, come sopra indicato; d) la stessa cosa si dica per l’acclamazione Mysterium fidei e i relativi tre testi che seguono; e) il Pater noster e il Libera nos è ripetuto solo per completezza, anche se presente il Venerdì santo; f) nella sezione delle Benedictiones sollemnes  non sono stati considerati gli Amen alle singole invocazioni né la formula conclusiva; g) non è stata recensita la parte dell’Ordo Missae cuius unus tantum minister participat,[20] dato che i testi sono gli stessi dell’Ordo normale; h) per la Prex eucharistica quae in missis pro variis necessitatibus adhiberi potest, si è riportata per intero la prima, mentre per le altre solo le parti proprie.

    ·        Sezione S (= Proprium de Sanctis). È segnalato solo il giorno del calendario, senza il titolo del santo; inoltre, nella festa del 2 febbraio il Nunc dimittis è stato registrato come un responsorium (= rp).

    ·        Sezione Z (= Appendices). Si tratta di una parte complessa e sui generis del Missale; qui è recensita in quanto il Missale va considerato come un unicum unitario, anche se la sezione racchiude testi tra loro radicalmente diversi.[21] In particolare: non è stato preso in considerazione il testo del Salmo 115;[22] per la Preghiera eucaristica pro missis cum pueris la indicizzazione delle parti è in linea con la numerazione interna presente nello stesso Missale.

     

     

    1.2. La Concordantia

     

    Nella seconda parte è racchiuso il risultato che caratterizza l’opera. Esso è frutto di un processo metodologico e linguistico che può essere definito “concordanza semplice”.

    Nella consapevolezza che, trasponendo un testo dal supporto cartaceo a quello elettronico, le variazioni comportano sia la riconfigurazione della scrittura sia la riconfigurazione del testo, si è cercato, anche in questo caso, di garantire la fedeltà massima al testo originale. È stato, comunque, necessario eliminare tutti gli accenti fonetici dalle vocali e i dittonghi (ae, oe) sono stati scritti per esteso. Nella fase di stesura della Concordanza il termine, inteso come significante, è stato posto al centro della fase di ricerca, come keyword, parola-chiave, e per questo motivo non sono stati eliminati i que suffissi né sono state considerate categorie classificatorie le declinazioni delle parole o le coniugazioni dei verbi; è, però, stato eliminato in tutte le fasi di ricerca il que appartenente alla formula R2538bn: familiam ornent filiis, ditent(que) Ecclesiam. Laeti te…, considerato insignificante come referente.

    Ogni formula liturgica, di qualsiasi lunghezza essa fosse, è stata considerata come campo di ricerca a sé stante. Il simbolo / indica la separazione di una formula dalla successiva: questo facilita la ricerca nel testo, indirizzando il lettore verso l’inizio o la fine della formula stessa.

    Per un ordinamento alfabetico corretto, tutte le lettere sono state considerate come minuscole. Nel co-testo della riga trascritta, invece, il termine maiuscolo compare così come riportato nel testo.[23]

    I caratteri riportati per ogni riga sono numericamente 70, avendo stabilito che la lunghezza finale di ogni riga, comprensiva di tutti i dati, non dovesse superare il numero di 80 caratteri. Qualora le parole iniziali o conclusive della riga avessero superato il numero dei 70 caratteri previsti, sono state automaticamente eliminate ed è questo il motivo per cui alcune righe sono più lunghe ed altre più corte.

    È stato scelto di preporre il numero totale delle occorrenze del termine al termine stesso, messo in evidenza dal grassetto. Il termine ricercato, a sua volta, all’interno della riga, è stato evidenziato in grassetto, anche se ricorre più volte.

    Questo tipo di concordanza è definito KWIC, acronimo di key word in context, cioè le parole sono allineate e riportate con contesto da entrambi i lati. L’allineamento scelto, in questo caso, è “centrato”.

    La procedura KWIC in un’unica riga è stata scelta perché le formule di breve lunghezza sono molto numerose nel Missale, considerato alla stregua di Sacramentario: diversamente il presente volume sarebbe risultato di triplo spessore. Vi è uno svantaggio: nelle formule lunghe la ricerca nel testo richiede un po’ di pazienza.

    Se il termine ricorre più volte nella stessa linea, questo è computato una sola volta (cf abs).

    All’interno del termine le occorrenze sono segnalate secondo la numerazione progressiva delle formule; questo, tra l’altro, permette di cogliere l’uso del termine all’interno delle singole sezioni del Missale, e facilitare così uno studio più puntuale o una traduzione più coerente e omogenea.

    In questa parte, anche per non appesantire ulteriormente l’opera, non sono state prese in considerazione  le occorrenze dei termini: a (238x); ab (107x); ac (91x); ad (824x); alleluia (368x); atque (103x); et (4586); in (2546x); N. (et N.) (473x); non (271x); te (597x); tibi (686x); T.P. (194x); tua (380x); tuae (593x); tui (544x); tuum (286x); tuus (65x) perché di non rilevante significato ai fini degli obiettivi tipici di una Concordanza; tutto questo materiale, comunque, è consultabile in www.liturgia.it. A suo luogo, ogni termine è sempre segnalato con l’indicazione delle relative volte in cui è presente nel Missale.

     

     

    1.3. L’Indice delle “formule”

     

    La presente opera ha l’obiettivo di aiutare a conoscere il Missale in modo da poterlo valorizzare in modo adeguato. Per questo, qualunque elemento contribuisca a tale scopo risulterà vantaggioso allo studio. In questa linea va tenuto presente il significato dell’elenco alfabetico delle “formule” presenti nel Missale.

    Nella terza parte, pertanto, uno sguardo attento agli Indici permette di cogliere quanti siano i testi presenti, come pure di verificare quante volte e dove uno stesso testo è ripetuto. Un confronto che rimane da fare, ma che non è possibile compiere qui a motivo dello spazio, è quello di verificare quanti testi racchiusi nel Missale Romanum del 1962 siano presenti nell’attuale:[24] il risultato permetterebbe di porre fine alle ormai annose diatribe circa il rapporto contenutistico tra i due Messali!

     

     

    1.4. Le Appendici

     

    La quarta parte racchiude due Appendici. Nella prima il lettore si confronta con l’elenco alfabetico di tutti i termini usati nel Missale, senza ricondurli al loro ordinamento grammaticale.[25] Nella seconda, invece, sono riportati i termini secondo il loro ordine di occorrenza, dai numerosissimi unicum fino alla congiunzione et che ricorre ben 4586 volte!

     

     

    2. Valore e attualità di una Concordantia

     

    I motivi per cui ci si può accostare al Missale Romanum possono esse i più diversi. Qualora, però, si voglia entrare nel merito dei significati dei singoli termini, dei sintagmi cui questi appartengono, della formula in cui si trova il sintagma... allora il ricorso ad uno strumento di confronto è indispensabile, in modo da verificare le diverse accezioni semantiche che uno stesso termine assume all’interno della medesima formula, del formulario, del periodo liturgico, ecc.[26] Solo un esame filologico-sintagmatico permette di cogliere i contenuti racchiusi nella scelta di un determinato termine a differenza di un altro.

    L’attualità della Concordantia, infine, risulta dal fatto che essa permette di valorizzare un ricchissimo patrimonio difficilmente poco fruibile nella sua ricchezza; di confrontare quanto racchiuso, ad esempio, nella presente edizione del Missale con ciò che era presente nella tradizione del Missale tridentino; di esaminare a fondo le scelte operate nella selezione dei testi (sia in quelle che non sono state fatte ma che era opportuno compiere, sia in altre che risulteranno superflue o fuorvianti rispetto alla tradizione); di compiere un lavoro di traduzione nelle lingue vive, verificando l’uso dello stesso termine in contesti diversificati.

    In definitiva, solo uno strumento di questo genere permette di cogliere l’unità e valorizzare la ricchezza biblico-teologico-liturgica presente nei testi per la celebrazione dell’Eucaristia e degli altri sacramenti secondo il rito romano. È l’augurio che facciamo a tutti coloro che si confronteranno con queste pagine!

     

    Manlio Sodi – Alessandro Toniolo

    sodi@ups.urbe.it

    Roma - Vicenza, 6 agosto 2002

    In Transfiguratione Domini

    XXIV anniversario della morte di Paolo VI


    Note:

    [1] Missale Romanum ex decreto Ss. Concilii Tridentini restitutum, Summorum Pontificum cura recognitum, Editio typica, Typis Polyglottis Vaticanis [s.d. – 1962], pp. LXXXIII + 727 + [282]. Per la storia e la evoluzione di questo Missale cf M. Sodi – A.M. Triacca (edd.), Missale Romanum. Editio princeps (1570). Edizione anastatica, Introduzione e Appendice = Monumenta Liturgica Concilii Tridentini 2, LEV, Città del Vaticano 1998, pp. XLVI + 720.

     

    [2] Cf A. Pflieger, Liturgicae orationis concordantia verbalia. Prima Pars: Missale Romanum, Herder, Romae MCMLIV, pp. XI + 740.

     

    [3] Cf rispettivamente Missale Romanum ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum, auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, Editio typica, Typis Polyglottis Vaticanis MCMLXX, pp. 966; Editio typica altera MCMLXXV, pp. 999.

     

    [4] Cf T.A. Schnitker – W.A. Slaby (edd.), Concordantia verbalia Missalis Romani. Partes euchologicae, Aschendorff, Münster 1983, pp. XV + 1508 (per un totale di 3048 colonne). Cf l’ampia “nota bibliografica” di M. Sodi, Una concordanza verbale del “Missale Romanum” di Paolo VI, in Rivista Liturgica 71 (1984) 424-436.

     

    [5] Missale Romanum ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum, auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, Ioannis Pauli PP. II cura recognitum, Editio typica tertia, Typis Vaticanis MMII, pp. 1318 (= MR). Il Decretum di approvazione porta la data del 20 aprile 2000!

     

    [6] Sulla problematica relativa alle traduzioni cf il fascicolo monografico di Rivista Liturgica 85/6 (1998) 835-986, sul tema: Oltre la “traduzione”?

     

    [7] Cf M. Sodi – A. Toniolo (edd.), Praenotanda Missalis Romani (Editio typica tertia). Textus – Concordantia – Appendices = Monumenta Studia Instrumenta Liturgica 24, LEV, Città del Vaticano 2002.

     

    [8] Sotto l’aspetto grafico il MR non sempre manifesta una coerenza grafica omogenea; si osservi, ad esempio, la diversità di segnalazione (in rosso o in nero; staccato o unito ad altre parti) del titolo delle singole sezioni; sulla stessa linea, di riflesso, si pone l’Index generalis. Una medesima osservazione va fatta anche a proposito di uno stesso testo usato più volte, ma con diverso metodo di punteggiatura (cf, per esempio, s.v. offerimus nel tempo di Avvento; ma gli esempi si possono moltiplicare); in vista di una reimpressio emendata sarà necessario tener presente questo aspetto, e la Concordantia potrà risultare di valido aiuto, soprattutto l’Indice delle formule.

     

    [9] Un metodo complementare è stato già usato per segnalare l’uso della Scrittura nella Eucaristia: cf M. Sodi, La Parola di Dio nella celebrazione eucaristica. The Word of God in the Eucharistic Celebration. Tavole sinottiche – Synoptic Tables = Monumenta Studia Instrumenta Liturgica 7, LEV, Città del Vaticano 2000, pp. XXXIII + 928.

     

    [10] Numerose sono le antifone “generiche” presenti nel Missale.

     

    [11] Con il termine generico formula si indicano numerosi testi che vanno dal saluto alle risposte dell’assemblea, fino ai testi pregati sottovoce dal celebrante, e alle formule di benedizione.

     

    [12] Con questa sigla sono stati indicati anche canti come Ubi caritas nel Giovedì santo, e gli Improperia del Venerdì santo.

     

    [13] Rientrano in questa categoria quelle preghiere di devozione riportate al termine del Missale.

     

    [14] Numerose sono le orationes che rientrano in questa classificazione per omogeneità.

     

    [15] Si tratta dei testi relativi alla Renovatio promissionum baptismalium nella Veglia pasquale (cf MR 371-373).

     

    [16] Si tratta di un unicum, nel Missale e nella liturgia in genere, per cui abbiamo ritenuto opportuno identificarlo con una sigla a sé.

     

    [17] Cf ad esempio acqua in P634bn; bracchiis in Z3345od; ecc. I termini, anche se non corretti, appaiono nella Concordantia.

     

    [18] Cf MR 273-276.

     

    [19] Cf MR 277-278.

     

    [20] Cf MR 663-672. Per una maggior chiarezza forse si poteva mantenere il vecchio titolo: Ordo Missae sine populo. Nella edizione provvisoria della Institutio generalis Missalis Romani (pubblicata nel 2000) il titolo era: De Missa, cui unus tantum minister assistit.

     

    [21] Si pensi, ad esempio, alle preghiere di devozione per la Praeparatio ad missam e per la Gratiarum actio post missam (cf MR 1289-1295), compresa la novità dell’Ave Maria conclusiva!

     

    [22] Cf MR 1256-1257 (è lo stesso criterio usato per i Salmi della Domenica delle Palme).

     

    [23] Cf la parola Ecclesiam nella formula sopra citata.

     

    [24] Attraverso la Concordantia di Schnitker – Slaby è invece possibile fare il confronto con quanto è presente nel Missale Romanum del 1975, anche se il lavoro di confronto risulterà un po’ più complesso in quanto nella sezione: Initia omnium orationum in Missali Romano occurrentium, il lettore trova tutti i testi del Missale, senza ulteriori distinzioni al di fuori dell’apparato che accompagna l’incipit.

     

    [25] Cf quanto operato in questa linea nella Concordantia di Schnitker – Slaby.

     

    [26] Si veda, ad esempio, il tipo di analisi dei testi eucologici che è possibile realizzare in vista della individuazione dei contenuti, nell’ampio studio di M. Sodi, La “latinitas” dei libri liturgici. L’eucologia del “Tempus Adventus” nel “Missale Romanum” di Paolo VI: dalla filologia alla teologia eucaristica, in E. dal Covolo – M. Sodi (edd.), Il latino e i cristiani. Un bilancio all’inizio del terzo millennio = Monumenta Studia Instrumenta Liturgica 17, LEV, Città del Vaticano 2002, pp. 375-488 (con ampia bibliografia).

     

 
 

ultima modifica 25 settembre 2002